Damon Knight, sulla scena della sf da molti decenni ormai, si è guadagnato una solida fama di scrittore (ricordiamo il celebre Il lastrico dell’inferno), come curatore di antologie e scopritore di nuovi talenti, e anche come saggista.
Qui ci presenta, con una esposizione fredda e lineare che ben si adatta al tema, un tempo in cui uomini e donne possono vivere per sempre e sono spinti solo da una furiosa e vuota ricerca di divertimenti effimeri.
Vincitore di vari premi Hugo e Nebula e finalista molte altre volte, Gardner Dozois si è ormai conquistato una solida reputazione come autore di ottimi racconti e romanzi brevi. Ci sembra infatti che, pur se autore di un buon romanzo su una storia d’amore tra un umano e un’aliena come
Strangers
(1978), la sua dimensione migliore rimanga quella della «short story», come indica anche quest’agghiacciante visione di una guerra futura tra bianchi e neri.
Ecco un bellissimo esempio di classica distopia fantascientifica: un mondo futuro rigidamente stratificato in classi separate da un ferreo codice sociale, in cui il giudice è anche il freddo esecutore materiale delle sue sentenze. Chi ce lo propone è Algis Budrys, un veterano della fantascienza degli anni cinquanta (e questo romanzo breve appartiene al suo periodo migliore), un autore noto per alcuni suoi ottimi romanzi come
Michaelmas
(Progetto Terra),
Incognita uomo
e
Rogue Moon
, ma che ha prodotto anche un’incredibile quantità di bellissimi racconti ingiustamente dimenticati.
Ancora Robert Silverberg e ancora due storie completamente diverse tra loro ma che hanno in comune (oltre all’ottima fattura) il tema: il lontanissimo futuro della Terra. «Il vento e la pioggia» è una fredda e oculata disamina del nostro incosciente tentativo di distruggere il nostro ambiente ecologico e dei grossi problemi che ne ricaveremo. «Questa è la strada» invece è un romanzo breve vagamente reminiscente del Vance del ciclo della Terra Morente. Colorito, fantastico e affascinante ci mostra l’altra faccia della medaglia: un futuro molto lontano da noi e dai nostri problemi. Ed è giusto che sia così, perché la sf è letteratura e quindi il suo scopo è, oltre a una opportuna «messa in guardia» dai pericoli, anche e soprattutto quello di divertire con una sana lettura.
Robert Silverberg non ha bisogno di presentazione: unanimemente riconosciuto come uno dei massimi autori della fantascienza contemporanea, Silverberg ha contribuito in maniera unica e incontrastabile all’affermazione di un tipo di fantascienza più matura e impegnata con una lunga serie di splendidi romanzi, tra cui spiccano opere come
Torre di cristallo
,
Tempo delle metamorfosi
Ali della notte
.
Questa storia, rifiutata da tutte le riviste quando fu scritta nel lontano 1954 per la sua tematica scottante e per il collasso morale della figura centrale rimane ancor oggi una delle più belle, per linearità e coerenza di schema, mai composte da quest’autore.
Ci sono utopie della speranza e utopie tecnologiche, utopie della ragione e utopie organizzative, ma qui c’è per l’umanità un mondo felice e perfettamente funzionante con mezzi che non sono solo senza precedenti ma positivamente spaventosi. La cosa che fa venire i brividi di questo nuovo concetto politico presentato qui da Orson Scott Card (uno dei più grossi talenti emersi negli ultimi anni in America) è che potrebbe funzionare sul serio.
Scrittore tra i più controversi e discussi, Spinrad è indubbiamente un personaggio di spicco della fantascienza moderna. Autore di opere altamente originali e dissacranti come
Il pianeta Sangre
Bug Jack Barron
, Spinrad ci presenta qui una storia enigmatica ambientata all’inizio del prossimo secolo: enigmatica perché, quando avrete finito di leggerla, dovrete decidere se la gente del 2020 vedrà davvero il nostro tempo come un’epoca d’oro o no. E anche allora probabilmente non saprete mai come la pensi realmente Spinrad al riguardo. Comunque, è un racconto che fa riflettere.
Anche pubblicato come “Qualcosa di bello”.
Ancora un premio Nebula e ancora una storia sulla fine del mondo, ma il punto di vista di Ellison è completamente diverso da quello della Willis e anche l’impostazione delle due storie non ha nulla in comune: laddove la Willis è dolce e sensibile Ellison è duro e scioccante, brutale come soltanto lui sa esserlo. C’è una cosa tuttavia che queste due storie hanno in comune, a parte il tema: entrambe fanno ormai parte della storia della fantascienza moderna, e a ragione!